“Per violenza assistita da minori in ambito familiare si intende il fare esperienza da parte del/lla bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte e minori. Si includono le violenze messe in atto da minori su altri minori e/o su altri membri della famiglia, e gli abbandoni e i maltrattamenti ai danni degli animali
domestici. Il bambino può fare esperienza di tali atti direttamente (quando avvengono nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore ne è a conoscenza), e/o percependone gli effetti”.
Quella sopra riportata è la definizione proposta dal CISMAI – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia – durante il suo terzo congresso nazionale (Firenze 2003).
Rigorosi studi psicologici hanno accertato che gli effetti della violenza assistita da parte di bambini e adolescenti sono equiparabili a quelli della violenza subita, sia dal punto di vista dell’impatto emotivo, sia per quanto concerne le conseguenze sulla formazione della personalità e sui comportamenti.
Del gennaio 2011 ricordiamo una significativa ricerca dal titolo:
“Spettatori e Vittime: i minori e la violenza assistita in ambito domestico
Analisi dell’ efficienza del s i s t e m a di protezione in Italia”, promossa da Save the Children Italia, Commissione Europea (programma Daphne), Garante dell’infanzia e l’adolescenza regione Lazio.
Il download della pubblicazione è disponibile nel sito del Centro Nazionale di Documentazione e Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza: www.minori.it
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