La nostra storia

Il Centro d’accoglienza, nato nei primi anni Ottanta e oggi denominato Centro Per Non Subire Violenza ONLUS (da UDI), nasce dall’impegno di alcune volontarie che, sulla scia del movimento contro la violenza sessuale, si occupano di accogliere vittime di maltrattamenti psicologici, fisici ed economici all’interno dell’Associazione Unione Donne Italiane (UDI) oggi Unione Donne in Italia.
L’UDI nasce nel 1945 dai Nuclei di difesa della donna, un’organizzazione che raggruppava donne partigiane e antifasciste. Negli anni ’70 l’UDI era in prima linea nella lotta per il divorzio, per la riforma del diritto di famiglia e per la legge 194 (aborto).
I Centri Antiviolenza come il Centro Per Non Subire Violenza nascono da un percorso politico che il Movimento delle donne ha compiuto in Occidente dagli anni ‘ 60 agli anni ’80, periodo in cui incomincia a rompersi il silenzio sulla violenza, si lotta per ottenere i diritti delle donne quali l’aborto, il divorzio e i diritti sociali.
La violenza esce dal privato ed entra nei collettivi femministi, attraverso gruppi di autocoscienza. In Nord Europa (Londra 1971) e nord America nascono le prime case delle donne. I primi Centri Antiviolenza nel 1990 a Bologna, Milano, Modena, Merano e Roma. Le donne si prendono cura delle donne.
A Genova la storia inizia con Margherita Ferro, a cui è dedicata la nostra Biblioteca, socia dell’UDI, che aveva creato con le donne di tutti i quartieri della città una rete di solidarietà, imprimendo all’Associazione una svolta decisiva, tenendo settimanalmente un gruppo di autocoscienza su Telecittà per quattro anni con una rubrica dedicata ai problemi che le donne stesse proponevano.
  • Nel 1982 il Congresso dell’UDI azzera l’organizzazione nazionale e lascia ai singoli territori l’organizzazione delle proprie associazioni: a Genova nasce Demetra a fini culturali (6 incontri su “La strega” questioni storiche, sociologiche e psicologiche dell’oppressione del disagio femminile). Su iniziativa di Margherita Ferro si forma il gruppo “Donna e salute”, primo gruppo strutturato che si occuperà dell’accoglienza delle donne, con professioniste, assistenti sociali, psicologhe, ginecologhe, avvocate, offrendo consulenze con un primo ascolto sulla violenza in famiglia, la salute, la maternità, i figli, il lavoro. Alla fine dell’82 partono i corsi per le volontarie e gli incontri di auto aiuto, perché le donne che si rivolgono al Centro sono sempre di più. Si propone al Comune un osservatorio sulla violenza in famiglia e si raccolgono i primi dati. Si creano contatti con le case rifugio tedesche e viene tradotto il loro manuale di regole e proposte per i gruppi di Auto Aiuto. Si creano contatti e confronti con Modena e Bologna, centri che non sono dell’UDI.
  • Nel 1994 la Regione Liguria approva la richiesta di contributi per progetti sperimentali nell’ambito dei servizi sociali e il centro amplia le attività di accoglienza. Nel 1995 due volontarie dell’UDI Genova strutturano i gruppi di Auto Aiuto riallacciandosi all’American Movements for Women Liberation e rifacendosi all’esperienza di altri centri antiviolenza e adottando le tecniche di conduzione di gruppi secondo le teorie Rogersiane e Analitico Transazionale. Solo nel 1997 si avrà la Legge n. 285 “Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”, ottenuta grazie alle parlamentari di tutti i partiti democratici.
    Nel 1994, grazie a un finanziamento della Regione Liguria, l’Associazione si ri-organizza e amplia la gamma di servizi di accoglienza offerti. Nello stesso anno vengono istituiti i “gruppi per il cambiamento” a cui possono accedere le donne per incominciare a ricostruire la propria vita.
  • Nel 1997 viene stipulata la convenzione con il Comune di Genova tramite l’Assessore Sergio Rossetti (Assessore ai Servizi Sociali), che permette l’apertura della prima Casa Rifugio a indirizzo segreto sul territorio di Genova dove vengono accolti donne e minori in pericolo di vita.
All’inaugurazione era presente l’attrice Franca Rame che è sempre stata accanto alle battaglie contro la violenza sulle donne.
Nel 1999, grazie alla Legge Turco (l. 285/1997), viene aperta una Casa Madre/Bambino ora accreditata presso il Comune di Genova come alloggio sociale “Carlo Rolando”. Vengono accolte mamme con figli, alcune provenienti dalla Casa Rifugio e altre da percorsi comunitari, con fragilità nel ruolo genitoriale e in una situazione economica precaria o sfrattate dalla loro abitazione per morosità. La permanenza in tale alloggio è prevista per un anno con proroga. La funzione dell’alloggio è di sostenere le donne nel reinserimento nel mondo lavorativo per raggiungere una soluzione abitativa autonoma. Nell’alloggio si possono ospitare fino ad massimo di 7 persone tra donne e minori.
  • Nel 2000 l’Associazione “UDI – Centro di accoglienza per non subire violenza” diventa un’associazione di volontariato ONLUS prendendo l’attuale nome “Centro Per Non Subire Violenza Onlus (da UDI)”. È un’organizzazione di volontariato iscritta al Registro della Regione Liguria SS_GE_003_2001.
  • Nel 2010, in accordo con Municipio VII Ponente viene aperta una struttura residenziale accreditata dal Comune di Genova come alloggio protetto “Il Melograno” 29 Può ospitare gestanti, mamme con figli e donne sole con l’obiettivo di accoglierle in un luogo non segreto, ma ancora in protezione, per sostenerle nel mantenimento e consolidamento delle competenze genitoriali, nel miglioramento delle capacità di autonomia personale. E infine supportarle nell’avvio di percorsi propedeutici all’autonomia e all’integrazione sociale con particolare attenzione al mondo del lavoro. Nell’alloggio possono essere ospitate fino a un massimo di tre persone. Il tempo di permanenza è di un anno prorogabile a seconda della valutazione di ogni caso. Le donne e i minori accolti possono usufruire, in accordo con il Servizio Sociale inviante, di un percorso residenziale che prende avvio dalla Casa Rifugio e prosegue negli altri due alloggi di secondo livello. Un percorso protetto che dovrebbe portarli verso l’autonomia lavorativa e abitativa, la cui durata raramente è inferiore a un anno e mezzo.
  • Da luglio 2021 diventa APS (Associazione di Promozione Sociale) .

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